NOVA ASTRONAUTICA
Indice Generale
~ Volume 28 ~




Intorno all’Asps Calmagorod 20 Gennaio 2008










N.115, Gennaio - Febbraio - Marzo 2008









Laureti E.: Programmi ASPS per il 2008.................................................…1

Fiume Neris. Vilnius : 2 Gennaio 2008



Sgarlata C.: Plastico di un Magnete………………………………………..4



Bresciani C.: La Spinta nel Vuoto dipende dalle
Correnti Magnetiche?..........................................................11



CRONACHE SOCIALI.......................................................…………….14



PRAEPETIBUS PINNIS…………………………………………………16



L’Etere di Lorentz…..…………………………………………………….21



Laureti E.: Trappola Tac per Ufo………………………………………...26

















26 Giugno 2008 : lungo la direzione M.te Laghetto M.te Vettore




N.116, APRILE - MAGGIO - GIUGNO 2008



Ceccarelli M.: Biglietto di Sola Andata……………………………………1



26 Giugno 2008 : circa quota 1600 vicino Asps Calmagorod



L’Etere di Lorentz…..……………………………………………………..4



Il 26 Giugno 2008 3 membri del Gruppo Sperimentale Asps si sono recati all’ Asps Calmagorod





Laureti E.: Sperimentazione al Giugno 2008 e Sacro Graal Propulsivo……………………...………………11

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Informo ancora di un evento non voluto e inaspettato verificatosi durante la sperimentazione.

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La piu’ efficace e meno impedente nei movimenti durante l’uso risulta essere una cotta medievale. Alla cotta mediavale (che pesa circa 2,5 Kg) e’ stata aggiunta una mascherina in rame.
Entrambe proteggono bene la testa e la tiroide dalle radiazioni e.m. durante la sperimentazione.
Siccome l’antigravita’ (PNN per noi) è ritenuta da terzi il Sacro Graal propulsivo di questo millennio la cotta medievale ad anelli di ferro sembra essere alquanto attinente :).

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Anti-gravity - Holy Grail of the 21st Century Source: Nexus Magazine
Added: Nov. 2, 2006

British Aerospace, NASA and independent researchers worldwide are on a quest to understand the mysteries of hyperdimensional physics and unlock the secrets of antigravity.

A Primer on the Role of Electromagnetic, Electrostatic and Torsion Fields in Antigravity and Field-Effect Propulsion…..

http://www.dark-truth.org/nov022006-6-antigravity-propulsion-holy-grail.html

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Ultima sempre in tema . Incidentalmente sono venuto a sapere che il nostro benemerito Socio Mario Giovenale (da poco ritiratosi in una ala del suo castello dove l’Asps circa 20 anni fa organizzava feste e danze ai fini di acquisizione di apparati sperimentali) ha il titolo di:

Cavaliere Costantiniano Militare , Ordine di San Giorgio di Antiochia dei Cavalieri di Malta

Il titolo gli fu conferito da Mons. Montini prima di divenire Papa Paolo VI. Del resto il castello in cui abita era un baluardo cristiano al tempo in cui prima della battaglia di Lepanto i turchi scorrazzavano nelle campagne lungo la costa dell’alto Lazio.







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Una sonda magnetica tridimensionale





Lo stemma dell’Ordine a cui appartiene il Socio Mario Giovenale





PRAEPETIBUS PINNIS :………………………………………….…….16



26 Giugno 2008 : davanti al Lab Asps Calmagorod





Bresciani C.: La Spinta nel Vuoto dipende dalle Correnti Magnetiche?..........................................................19









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NOVA ASTRONAUTICA e’ dedicata alla concezione di metodi di propulsione senza
espulsione di massa di reazione (PNN) per il superamento dell’astronautica missilistica
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Vol.28 N.117 LUGLIO – AGOSTO – SETTEMBRE 2008
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Parigi W.: Corrente di Spostamento……..………………………..1




Bresciani C.: La Spinta nel Vuoto dipende dalle
Correnti Magnetiche?.................................................3




L’Etere di Lorentz…..…………………….……………..….11




Laureti E.: Avviso con Info……………………………….…...14




LHC con Commenti…………………………………………..16




PRAEPETIBUS PINNIS :…………………………...21











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NOVA ASTRONAUTICA e’ dedicata alla concezione di metodi di propulsione senza
espulsione di massa di reazione (PNN) per il superamento dell’astronautica missilistica
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Vol.28 N.118 OTTOBRE – NOVEMBRE – DICEMBRE 2008
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Bolognesi A.: I Signori dell’Anello………………………………………1


 

Anche la microfisica ha i suoi santuari, i suoi ipogei, le sue grotte delle apparizioni. Ma qui nel claustrofobico anello che corre per 27 chilometri in territorio franco-svizzero sotto l'opulenta Ginevra, in un delirio di cavi, tubature, magneti, trasformatori, apparecchiature elettroniche d'ogni genere e liquidi refrigeranti, anche la più minuscola delle viti, perfino il più trascurabile dei fusibili sono incastonati a doppia matrice dentro la Teoria del Big Bang.

Al pari dei teologi che presuppongono già l'esistenza di Dio, i Tecnocrati che hanno realizzato questa titanica circolarità e che si concentrano per lo più nella supertecnologica Atlas Control Room, danno semplicemente per scontato che l'universo è stato creato sotto forma di esplosione caldissima da un punto microscopico che precedentemente non esisteva.

Di più: sostengono di conoscere già oggi quel che troveranno domani. Sui pulsanti dei pannelli pendono i cartellini scritti a mano delle scoperte ancora da fare e scatoloni di champagne sono già aperti per i futuri festeggiamenti.

Miracolo?

No, perchè a rigore il Large Hadron Collider – il più grande acceleratore di particelle del mondo – non è lo strumento che ricrea le condizioni che avrebbero determinato il Big Bang, ma una fabbrica di crash protonici tesi a stimolare la produzione di ioni pesanti, cioè particelle di grande massa ed energia che si ritiene brulicassero senza posa nell'infuocato impasto primordiale immediatamente successivo al Big Bang.

Insomma, per dirla impietosamente, quando già era successo tutto.

“Non è forse così?” domando a una graziosa e aggressiva accompagnatrice in camice, ridondante di pass.

Se vuol metterla in questo modo...” mi sospira con criogenica ostilità.

E aggiunge subito: “Ma per favore non mi ricordi anche lei quanti pasti si potevano confezionare con nove miliardi di euro.

Qui facciamo sul serio sa, -mi squadra severamente- qui stiamo stanando materia oscura, energia oscura e particelle fondamentali mai osservate in precedenza.

Ha un'idea di tutto ciò che implica un programma comequesto?”

“Mica vi sto imputando di associazione a delinquere, - sorrido perfidamente - ma mi aspetterei che per la maggior parte queste collisioni nel superfreddo dovrebbero provocare la trasformazione di masse-energie

già localizzate in precedenza in forme differenti.

Se ho capito qualcosa dei vostri esperimenti -rincaro- le nuove particelle che voi propagandate come “particelle del Big Bang” non si trovano dentro i protoni che fate collidere. Voi producete soltanto la simulazione di un mito creazionistico”.

 

 

 

“Non mi costringa a darle una lezione di cromodinamica quantistica. -mi sibila come un crotalo- Si aspetti invece che ad una densità energetica abbastanza alta, uno di questi giorni saremo in grado di dimostrarle

l'interazione di queste particelle con il vuoto. E senza provocare alcun catastrofico buco nero, senza scatenare alcuna fine del mondo.

Quel che manca puntualmente a voi contestatori -preme il grilletto- è la

modestia del sapere”.

“Fine del mondo a parte, -reagisco- non vedo alcuna modestia in una galleria scavata dentro una teoria.

Se poi doveste rintracciare la mitica particella che salda tutti i sospesi, e ve lo auguro di cuore, la sua scoperta solleverebbe molti più misteri di quanti intenderebbe svelarne.

E allora come ci salveremo dai predicatori dell'Intelligent Design?”.

Suona improvvisamente un allarme. “Ci avverta se non riesce a trovare l'uscita -mi canzona l'addetta con inattesa ironia-.

Ma aggiunge: “Lo vede quel signore che appare la' sul monitor?

E' Andrea Camilleri, il grande scrittore siciliano.

E quell'altro? E' un famoso filosofo di Milano.

Dovrebbe sentire con quale equilibrio, con quanta serenità esprimono il loro rispetto verso un luogo come questo... vada a sentirli, sono sicura che imparerà qualcosa”.

Camilleri? E come ci entra Camilleri in un luogo così arrogante?

Sono andato a sentirlo.

Ha detto testualmente: “Non ho la minima idea di cosa siano i fasci di protoni, ma non do' alcun credito ai presunti rischi che graverebbero su questi esperimenti. Per me, anzi, è tutta un'americanata fatta apposta per ispirare qualche film. I buchi neri non li provoca il CERN, i buchi neri sono dentro all'uomo”.

Sottoscrivo. Ma chi ha fatto circolare la panzana del “risucchio del pianeta” dentro l'anello del Large Hadron Collider?

Indaga Montalbano, indaga.

 

 



Una Lettera e Esperimenti di Wladimiro Parigi
Sulla Corrente di Spostamento……………………………………………4




Valutazioni Opposte sull’Effetto Serra …………………………………..9




Ceccarelli M.: In Morte di Arturo…..……….…………………………..16


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   Arthur  C.  Clarke   se  n’è  andato.      

   La  sua  avventura  terrena  (  ma  forse,  nel suo caso,  sarebbe  meglio  definirla terrestre….)  si è conclusa qualche giorno prima dell’inizio dell’instabile primavera di questo 2008.              E  ciò è avvenuto  proprio  ora  che  l’umanità  sta  vivendo   la  Fine  della  (sua)  infanzia,  come  da  Arthur magistralmente previsto in  un romanzo che  in  Italia  ( Esperia:  cioè la terra dell’occidente,  come la chiamavano gli antichi  greci) è stato invece intitolato,  forse appunto in relazione a tale primevo  nome crepuscolare del nostro paese,  Le  guide  del  tramonto,  con una possibile inversione della prospettiva della storia  ( persino fantastica)  tipica di quell’aspetto della  nostra  cultura   meno felice,  intriso  com’è  di  pessimismo  controriformista  ( Attenzione!!:  l’attributo va inteso in senso seicentesco…..) .          Ed,  in un certo senso,  è  proprio questo  uno  degli argomenti di cui desideriamo parlare,  in questa sorta di necrologio  di un uomo certamente fuori del comune.

   Clarke è,  ha parere di chi scrive, uno dei massimi esponenti (forse il massimo, ex aequo con Isaac Asimov) di una corrente di pensiero che ha fatto della fantascienza (ma certamente non solo di quella) un veicolo per modificare la visione del mondo, anzi,  dell’ Universo,  dell’umanità  nella  seconda  metà  del  XX°  secolo.     

   La  SF  di   lingua  anglosassone   (  negli  ormai  remoti  tempi   in  cui  l’ idioma  [nord] americano  non  si  era ancora significativamente separato da quello  inglese,  cominciando ad invadere l’allora nascente cultura planetaria…) tale SF,  dicevamo,  si  afferma  nel periodo compreso tra  i  due conflitti mondiali,  traendo  nutrimento  tecnologico-scientifico  e  “giustificazione”  culturale,  sia dalla iniziale  diffusione,  nelle  dimore  dei  più abbienti,  di apparecchi  ad  alto ( per quel tempo ) contenuto tecnologico  (  il  telefono,   l’ aspirapolvere,   il  frigorifero   e   via   dicendo )  sia,  soprattutto,    dal    tragico    dipanarsi    di    eventi    provocati   da   armi   appena  lontanamente  concepibili  fino  a  pochi  lustri  prima ( almeno dalle persone che si muovevano nel paradigma culturale ordinario).  

   Partendo   dalle   scoperte  del   XX°  secolo   e   soprattutto   dalle   invenzioni  a queste  collegate,  materializzatesi  in  laboratori ed opifici come quelli del progetto Manhattan  o  come  quelli  di Peenemunde,  estrapolandone  applicazioni  possibili  anche in campo civile,  e  derivando  da  tutto  ciò  scoperte  ed   invenzioni ancora da venire ma sempre all’interno del  sottile limite della verosimiglianza,  gli  autori  ed editori della SF anglosassone si assunsero,  di fatto,  il compito  di condurre  per mano almeno due generazioni di giovani occidentali ed,  indirettamente, di  giovani  dei  paesi  del  blocco sovietico,  attraverso  le possibilità  offerte  da questi territori appena intravedibili, quasi che essi,  gli autori ed editori,  fossero dei nuovi profeti,

auto(?)investitisi della missione di traghettare in qualche modo la gioventù verso le meraviglie e/o le mostruosità dei futuri possibili/probabili.

   Uomini come Asimov  e  Robert  A. Heinlein  per raggiungere questo obiettivo si sono  soffermati  soprattutto  sulle  implicazioni  di  tipo  sociologico  e psicologico di quelle e queste scoperte  ed  invenzioni,  anticipando  alcune delle prime e  molte delle  seconde,   ma  spesso  sottintendendone  i  particolari  più  tecnici.         Tutto questo integrando  sapientemente  ogni  spunto ed  argomento all’interno di scenari che  risultano  a tutt’oggi di sapore credibilmente avveniristico,  se non altro perché autocoerenti.     Clarke ha invece dato più spesso vita ad avventure in cui la scienza e la tecnologia,  accuratamente  descritte e  “giustificate”, con precisione,  ma senza quella pedanteria che appesantisce lo stile,  sono in qualche modo il palese  primum movens  del modificarsi degli usi e costumi dei personaggi e delle società descritti.

  In questo modo l’autore anglosassone ha generato vere e proprie realtà alternative,  di  una  verosimiglianza  tale  da  rendere  poco  necessaria  quella  sospensione  di incredulità a cui  invece deve forse attingere in misura maggiore il fruitore di opere come quelle di  Asimov  od  Heinlein.       A titolo di esempio citeremo il passaggio di  Fanteria  dello  Spazio  in cui Heinlein, mostrando il suo sornione senso dello umorismo che caratterizza  peraltro  buona  parte  della  sua  produzione (insieme al suo olimpico distacco dalle vicende umane)  fa  dire al protagonista che,  per  avere  particolari  sulla  struttura  e  sul  funzionamento  delle prodigiose  Tute  Potenziate  che  rendono tale  la  Fanteria  Spaziale  Mobile,  basta  andarseli  a  cercare su una qualunque  buona  Enciclopedia  Tecnica……..           

   Ritornando alle credibili  realtà  alternative di Clarke,  possiamo dire che in questi  mondi  l’Uomo  può,  se vuole,  dare finalmente  il meglio di sé,  in  un  certo modo incarnando  sino in fondo  il  motto galileiano  secondo il quale  esisterebbe un solo bene,  la conoscenza,  ed un solo male,  l’ignoranza.

   Comunque  è  evidente,  in  quasi  tutti  gli autori di  SF  del  periodo  che  stiamo esaminando,  una  sorta  di  intento  didattico,  più  o  meno  esplicito,  più  o  meno cosciente.       Ne  è  prova  esemplare  il  numero notevole di opere di divulgazione scientifica  sapientemente  compilate  da  Asimov  e da Clarke e pubblicate in molti paesi  del  mondo  con  grande  successo  editoriale:  nel  caso  di  Clarke  possiamo mettere   al  suo  attivo  anche   la  partecipazione   ad  intere  serie  di   trasmissioni  televisive,     di  intrattenimento  documentaristico,   ma  sempre  di  buon  livello  informativo  e  divulgativo. 

    Nei  racconti  e  nei  romanzi,  i  personaggi  di  Clarke  sembrano pervasi da uno spirito illuminista, vagamente settecentesco.     Essi  lasciano  intravedere una  sorta  di implicito culto  della  Dea Ragione,  con qualche tragica eccezione:  i monaci del monastero de  I nove miliardi di  nomi  di  Dio giocano la loro partita al servizio di  una  Divinità distante ed  egoista;  l’astronomo gesuita de  La stella  è costretto a misurarsi con il mistero di una civiltà positiva spazzata via (forse) per annunziare la nascita del Messia sulla nostra Terra.

   Un  residuo di  religiosità  giudaicocristiana  affiora invece  nelle ultime pagine di  2001  Odissea  nello  spazio  dove  un attonito  David Bowman recita  Dove mi  trovo, in  nome  di  Dio ? quando, “ ATTRAVERSO LA PORTA DELLE  STELLE  raggiunge,   con  la sua  minuscola  capsula,  la  STAZIONE   CENTRALE  della Galassia.        Ivi  è  oltremodo  interessante  notare  come  il  cielo  luminosamente lattiginoso  che  avvolge  il  misterioso  mondo  dalla  superficie  poligonale  che lo astronauta  sorvola,  sia  trapunto  di  stelle  nere,  come avviene  sul  soffitto di una tomba etrusca  non molto lontana  da  Roma.        Tutto ciò a riprova,  per i pochi in grado di intendere,  che il romanzo  (e forse anche di più la pellicola) rappresentano anche un viaggio iniziatico, come acutamente suggeritoci, più di vent’anni or sono, da Massimo Biondi, un esperto del paranormale che non disdegna qualche scorreria nel campo dell’esoterismo.                                                                                           

    Al  confronto,  i personaggi  di Asimov  appaiono,  più che atei,  agnostici,  anzi, monoliticamente  indifferenti  all’idea stessa del divino.          Ma  non,  certamente,  indifferenti alle ineluttabili domande che ogni  essere senziente  finisce  per porsi di fronte allo spettacolo dell’Universo.   In  Neanche gli dei  lo scrittore statunitense nato  in Russia  pone  ( dimostrando  una  perfetta  padronanza  del  suo mestiere  e, soprattutto,  di ogni conoscenza scientifica utile al suo esercizio )  il problema della unicità dell’U/universo che osserviamo.              Ne L’ultima  domanda  lo stesso Asimov  cerca  di  rispondere  al  grande  interrogativo  della fine  ( e dell’inizio !?) dell’Universo stesso.

   Questo   connubio   dei   vari  aspetti   della   cultura  umana   ha   profondamente influenzato  lo  sviluppo  delle  generazioni  di  tecnici  e  di  scienziati  che  hanno realizzato i primi aerei supersonici,  che hanno iniziato a trapiantare reni e cuori da un essere umano all’altro, che hanno portato in orbita il primo satellite artificiale e che hanno portato il primo uomo sulla Luna, che hanno costruito sottomarini dotati di  armi capaci di  spazzare via la civiltà  da  un  intero continente  decimandone  la popolazione, che hanno sviluppato ogni genere di mezzo meccanico/elettronico per condurre velivoli,  missili, automobili, che hanno creato protesi per far udire i sordi e vedere i ciechi,  che  hanno  sviluppato  farmaci  in  grado di curare tante malattie e  che  hanno  approntato  sostanze in grado di uccidere la popolazione di una intera città con quantità ridicole delle sostanze stesse, che hanno creato strumenti musicali da cui emergono armonie altrimenti inesprimibili.

   Com’è  ovvio, l’elenco, inevitabilmente  incompleto,  contiene  realizzazioni  non tutte positive, soprattutto per il loro possibile uso. Nei mondi di Clarke e di Asimov è però il bene (relativo, è ovvio) a riempire i finali.       E quando il finale è di morte o distruzione,  appare  sempre evidente  l’intento pedagogico  ( mai moralistico…. )  dell’autore  o  l’angoscia  di  chi sa affrontare ma  non riesce  ancora  a  risolvere  il paradosso dell’orologiaio,  vero metro di misura della percezione del Tutto da parte di  noi esseri umani.

   In  Italia,   la  fantascienza  di   lingua  anglosassone,   grazie  all’ opera  di  pochi benemeriti ,   è  stata  fattore  di  sviluppo  intellettuale  già  nel  primo  dopoguerra,

stimolando  generazioni  di  ricercatori  che,  grazie  anche alla miopia di gran parte della  classe  politica,  sono  poi  andati ad applicare il loro genio sempre più spesso all’estero.

   La Cultura,  in questo  Bel Paese,  ha  cercato sempre di snobbare la fantascienza, considerandola  un genere  letterario minore,  per ragazzi.            E’ ora abbastanza evidente che questa  tendenza  affonda le proprie radici anche nella dicotomia tra la verità di Fede e quella di Scienza e nella  ipotizzabile  volontà  di  non lasciare  mai che le due possano trovare fertile terreno di ibridizzazione nella mente dei pensatori a tutto campo che questa Nazione ha dato alla Luce ed, incredibilmente,  seppure in misura  minore rispetto al passato,  continua  tutt’oggi a generare.     Ovviamente le menti  capaci  di  tale  operazione olistica  sono rare,  ma noi italiani siamo  ancora,  seppure  in  misura  sempre  minore,  il  popolo dei  geni.               Quindi  impedire  la  diffusione  della  fantascienza  anglosassone   ed,   in  misura  ancora  maggiore,  la comparsa  di  valenti  epigoni  indigeni  della suddetta,  potrebbe essere stato uno dei mezzi  per  arginare  l’affermarsi  di posizioni  che,  per  fare  un  esempio  noto  e nobile,  si  troverebbero  nel  solco  di  una  corrente di pensiero  affine a quella di Giordano Bruno.

   Come pura ipotesi  ( di sapore appunto fantascientifico,  ce ne rendiamo conto)  si potrebbe  imputare  la  marginalizzazione  della  SF scientifico-tecnologica  ad  una oscura  volontà  di privare la novella Esperia di un numero di ricercatori  (nel senso più  vasto del termine) così alto da determinare,  malgrado  il loro imponente flusso migratorio,  una  permanenza  in patria  di tanti di essi  da indurre, 



comunque,  una modifica  delle  scelte  economico-industriali  della  Nazione.          Tale  situazione sconvolgerebbe  l’equilibrio  geostrategico  imperante,   ricollocando  realmente   il  nostro  paese  in  quella  posizione  che  gli compete  tra  i  grandi del pianeta.

   Orbene,  qualunque  siano  state  le  intenzioni,  più o  meno  esplicite,  di  chi  ha condotto,  più  o  meno consciamente,  l’operazione  ( ammesso e non concesso che l’operazione  ci  sia  stata  realmente,  e  che  il  tutto  non  vada  più  prosaicamente attribuito  alla  ingravescente  attitudine  della  maggioranza degli italiani di trattare tutto con superficialità )  viene spontaneo chiedersi  come  la  marginalizzazione  di cui dibattiamo sarebbe stata posta in essere.

   Sempre  livello  di  mera  ipotesi,  è  forse possibile individuare,  nella sistematica contaminazione,  a  livello editoriale,  del  genere  fantascientifico  con  altri generi, segnatamente con la cosiddetta Heroic Fantasy  ( genere che, a parere di chi scrive, poco o nulla ha a che vedere con  la fantascienza )  uno dei  mezzi  posti  in  essere, almeno nel periodo a cavallo  tra  gli anni ’70 e gli anni ’80, per diluire, più o meno consapevolmente, i valori ed i messaggi della fantascienza vera e propria. 

   Invece , ne  Le  guide  del  tramonto  di cui all’inizio, assistiamo all’impiego di  uno dei  massimi archetipi  della  cultura occidentale  in  funzione esplicativa di  un  futuro  in cui  una civiltà  evolutissima  da un punto di vista scientifico-tecnologico,  ma  incapace  essa  stessa  di  generare  altre  specie  intelligenti,  è preposta da una Supermente trascendente alla guida della  razza umana,  verso quella che,  alla fine, si rivela la  palingenetica  estinzione biologica della specie umana medesima.        Estinzione   che  si  scopre  palingenetica   proprio in quanto  si accompagna  con la cladogenesi  di un’altra  entità,  caratterizzata da una   psiche  collettiva  con  poteri  trascendenti.       

   Uno  dei  numerosi  pregi  di  questa  opera  di  Clarke  è  appunto  quello  che  lo autore anglosassone non cade nella ovvia tentazione ( è proprio il caso di dirlo….. )  di trasformare  il  tutto  in  un  facile  polpettone  faustiano  più  o  meno  condito di ottimismo neopositivista o di pessimismo ancestrale.         

L’opera, malgrado risalga al 1953,  ancora rimane modernissima ed ammonitrice,  senza  mai scadere  nel sentimentalismo moralista o nell’oniristica ricerca di mondi popolati  di  ogni  genere  di  demoni,  fate fascinose,  gnomi,  cavalieri  più o meno senza  macchia,  cavalli alati  e/o parlanti,  unicorni,  draghi  pirovomitanti,  streghe più  o  meno  racchie,   maghi,   castelli  incantati   abitati   da  corvi  policromati  di  disneyana    memoria,   bacchette   magiche,   spade   invincibili   emergenti   come   periscopi   manuportati  di   improbabilissimi sottomarini lacustri monoposto, scudi  boomeranghianamente ritornanti ai padroni discoboli,  pozioni magiche più o meno asterixiane,  e  quant’altro  sarebbe  con  ogni  probabilità  finito  per  comparirvi se l’opera  ( magari pubblicata a puntate…..)   fosse  stata  del  tipo di alcune ( troppe) apparse su riviste italiane,  più o meno amatoriali,  degli anni settanta ed ottanta.

Ci si dirà che questo periodo non è in alcun modo collegabile all’inizio degli anni ’50, ma a questa obiezione si può facilmente rispondere che il Regno Unito rimane pur sempre una delle più nobili patrie di fiabe e saghe.

Ad onor del vero,  forse  Le guide del tramonto si presta ad una interpretazione molto più malevola.   Qualche anno fa apparvero,  sulla  stampa  non  specializzata, delle accuse infamanti  riguardo  Clarke.     In  questa  ottica,  il  romanzo  potrebbe anche, al  limite,  essere  interpretato  come  una  sorta  di  indiretta autoassoluzione riguardo    presunti    comportamenti    illeciti    del    nostro,   grazie  ad  una  iper-relativizzazione  della morale corrente.  

Noi non riusciamo a credere a questa ipotesi.           Tra l’altro viene da chiedersi come un uomo della  statura  morale  e  culturale  di  Isaac Asimov  avrebbe potuto  pubblicamente esternare  ( anche per iscritto….) i sensi della sua stima ed amicizia verso quello che in fondo era il suo più  diretto  concorrente,  se  questo  non  fosse  stato una persona più che degna di rispetto, anche dal punto di vista morale.

Ritornando al tema principale, vorrei ricollegarmi, nel prosieguo ideale del filone “educativo” che abbiamo individuato  nella storia della fantascienza degli ultimi 60 anni,  alla trasposizione cinematografica del romanzo Contact di Sagan.      L’opera letteraria è di spessore notevole,  soprattutto  per quel che concerne i contenuti,  ma la pellicola (del 1997) non è da meno,  anche se utilizza l’espediente semplificativo di limitare il “viaggio”,  che è il nucleo della trama,  ad una sola persona,  perdendo  un  poco della  coralità individualizzata  che caratterizza la storia originale.

Qui  è  utile  ricordare  il  dialogo tra la protagonista,  Ellie Arroway,  interpretata dalla sempre eccellente  Jodie  Foster,  e   la Commissione  incaricata di scegliere il candidato al viaggio nella sfera costruita secondo le istruzioni giunte da Vega  ( ma non del tutto,  perché  la presunzione umana non si arresta di fronte a niente).             Alla  domanda  “ Se lei incontrasse questi  vegani,  e le fosse concesso di  fare  loro  solamente  una domanda,  che cosa domanderebbe?”,  posta   da   uno  dei  membri  della Commissione, la donna di scienza  risponde senza  alcuna  esitazione:  Mbè,  suppongo  che  domanderei  come  avete  fatto… come vi siete evoluti,  come siete sopravvissuti  all’adolescenza  tecnologica  senza  autodistruggervi?    A questa più che ad ogni altra domanda vorrei che fosse data una risposta.

Come si vede anche nell’opera del regista Robert Zemeckis uno dei temi è quello della  necessità  della  crescita  dell’umanità.        Il tema  viene ripreso,  per quanto in modo apparentemente indiretto,  nella scena nodale del film, quella dell’incontro con il “padre”.

L’entità extraterrestre  appare ad una stupefatta e commossa Ellie sotto le spoglie del di lei defunto padre,  ed  ammette che i sogni,  i ricordi  presi  dalla mente  della donna durante il sonno  sono stati utilizzati per creare una controparte con cui fosse più facile per Ellie confrontarsi. Poi l’entità intesse con lei un dialogo da cui appare evidente un progetto di aiuto all’umanità,  accuratamente graduato  nel  tempo e nei modi. Tutto il discorso appare delicatamente allusivo, esplicito solo in alcuni punti.  Tra  le  pochissime  cose  che  nell’incontro  si  evidenziano  con  certezza,  vi  è  la intenzione di  non  turbare,  di  non  destabilizzare la mente di una persona costretta a misurarsi con  una realtà  già  troppo grande  per lei ,  persona che è ambasciatrice di  una  umanità  anch’essa  da  non  spaventare,  da  non  turbare  più  dello  stretto indispensabile.

Di ben altre  “attenzioni”  è oggetto la povera  Ellie  quando torna  tra quelli  che, obtorto collo, l’hanno dovuta accettare come ambasciatrice, dopo averla rifiutata in quel ruolo  esclusivamente  perché  non  in  linea  con  il  comune  senso  religioso.      La sua parola di donna amante della verità non basta: quelli che l’hanno emarginata perché  si  rifiutava  di  asseverare  l’esistenza  in  un  Dio  che lei  ( e  la stragrande maggioranza degli esseri umani )  non  vede, quelli stessi  non  riescono  a  credere alla sua versione dei fatti.   Qui il regista e gli autori si esibiscono in una magistrale traslitterazione del messaggio evangelico,  porgendoci  sapientemente una verità su cui  non  riflettiamo  adeguatamente,  in  un  contesto  che  la  rende  dolorosamente credibile.

Ma Ellie non è della loro stessa pasta dei suoi increduli avversari .                      Si  rimette dal trauma del  non-riconoscimento  ufficiale della realtà del suo viaggio da parte  di chi di dovere.             E  vestiti  i  panni  della  divulgatrice  scientifica / dispensatrice di conoscenza,  si comporta  con una scolaresca  più o meno  come gli extra (o ultra ?) terrestri si sono comportati con lei:  si  guarda bene dal  trasmettere direttamente   alle  ricettive  menti  infantili   i  suoi  dati  esperienziali,   ma  sprona invece  i bambini  a  continuare  a  cercare,  a  porsi  delle domande,  evidentemente sicura che loro ricerca della verità sarà comunque premiata.

E dopo,  mentre  se  ne  sta sull’orlo del canyon che rappresenta evidentemente la difficoltà  oggettiva  di  raggiungere  tutto quello  che  sta  dall’altra parte,  le viene donata la prova insperata :  dalla  manciata  di suolo granuloso che lei raccoglie con la mano appare lo stesso segno, tracciato in tutte e due i casi da cristalli non visibili prima, apparso sulla mano del “padre” extraterrestre mentre faceva scivolare giù la manciata di bianca sabbia,  da  lui  appena raccolta dalla remotissima spiaggia.   Lo stesso  segno,   una   C  molto  allungata,  tracciato  sul  tappeto  del soggiorno  dai popcorn  caduti  insieme con  il padre  di  Spark/Ellie molti anni prima, al momento dell’attacco cardiaco che provoca la morte dell’uomo.

Ed Ellie Arroway,  ripensando  a  tutti questi momenti,  mentre è seduta sull’orlo dell’abisso,  intuisce che  forse quella apparsale sotto la luce di astri lontani  non  è  una perfetta  ricostruzione  del suo genitore terreno : forse è  suo padre  tout court.  E se ciò è vero  lei,  allora,  è  una  di  loro. 

Il cerchio è chiuso:  il segreto svelato.      Il celeste occhio di Spark/Ellie contiene realmente l’universo conosciuto.   E  lei  è  una  maestra  incaricata  di  far  crescere a  “piccoli passi”  l’enfant terrible  rappresentato dall’umanità.

In  coda  a  questa  (estrema)  interpretazione  dell’ottimo  film  di  Zemeckis che, ovviamente,  a  nostro  modo  di  vedere  si  ricollega  direttamente  a  Le  guide del tramonto,  ci sia consentito, su un piano molto più prosaico,  di  far notare le ampie similitudini che esistono tra Contact e 2001 Odissea nello Spazio.       Praticamente identico,  nel  tempo  e  nello  spazio,  è  il  viaggio  di  Ellie  Arroway  e  di  David Bowman.     

Molto affini  le  “capsule” utilizzate a questo scopo dai  protagonisti,   in sostanza   tutte e due sferiche:   uteri   tecnologici  concepiti   per  garantire   la sopravvivenza dei loro occupanti.        Nel primo caso durante il passaggio attraverso le distorsioni spaziotemporali  indotte dal gigantesco marchingegno rotante  realizzato sulla  terra  in  base  a  progetti  inviati  da  Vega,   nel  secondo   nel  volo  attraverso  lo spazio  interplanetario,   ma  uteri  destinati,  infine,  a  favorire,  nell’ un caso,   il contatto-autoriconoscimento  di  Spark  => Ellie  =>  dea-Glaucopide,  nell’altro  la rinascita ad un livello superiore di David/Odisseo. 

Infine, nella colonna sonora della prima sequenza di Contact , mentre il viaggio a ritroso nello spaziotempo dalla Terra fino ai limiti dell’Universo  supera  il sistema gioviano,  si  possono ascoltare poche ma inconfondibili note della  colonna sonora di  2001 nel brano che accompagna appunto il viaggio di  David Bowman  a bordo della capsula attraverso il sistema di Giove ed oltre…

Dato  poi  che l’incontro tra  Ellie  ed il padre avviene su una spiaggia,  come non ricordare qui  The Abyss  di  James Cameron,  pellicola  in cui  il  vero protagonista forse  è  proprio  quell’abisso marino  che  si  configura  come  simbolo  dell’abisso dell’inconoscienza – incoscienza  di  se stesso  in cui  nuota  (e spesso affoga)  ogni essere umano.     Ma per approfondire l’argomento, rimandiamo ad un altro articolo scritto dall’estensore del presente (1).

Per tornare a  Le guide del tramonto,  ci sia consentito di accomunare, almeno da un punto di vista della descrizione verbale degli eventi, lo Sfondamento di cui sono testimoni  i  Superni  nell’opera  di  Clarke  con  il  passaggio  che  si  apre per Ellie quando parte per il suo viaggio in Contact.. Nel romanzo di Clarke lo Sfondamento descrive il superamento,  da parte di alcuni individui della specie umana,  del limite tra il sensibile ed il trascendente, e lo  Sfondamento Totale rappresenta il fenomeno per cui tutta una generazione di tale specie si unisce per collegarsi alla Supermente, perdendo le sue caratteristiche di specie.    Il passaggio che si apre ad Ellie la mette di fatto in contatto con una sorta di extraterrestri (o ultraterrestri) che,  dal punto di vista  epifenomenico  mostrano  attributi  tipici  di  esseri  trascendenti.     Anche in questo  caso  l’umanità  appare  necessariamente  costretta a cambiare,  ma in modo progressivo, non traumatico.

Il metodo è diverso, ma il risultato è simile.

Per  ricollegarci  alla  realtà  del secolo  appena  trascorso,  potrebbe  essere  utile confrontare  l’aspetto  esterno  del  veicolo  utilizzato  da   Ellie  Arroway   con   le immagini di  Trinity,  l’ordigno  a  fissione testato nel deserto del Nuovo Messico il 16 Luglio del 1945,  e  chiedersi  se  sia  vera  la  voce  secondo  la  quale  in alcuni esperimenti  nucleari  la quantità  di  energia  liberata sia superiore a quella prevista dalla teoria della fissione e della fusione dei nuclei atomici,  e nel caso la risposta a questa domanda sia positiva,  chiedersi  da dove  venga questa energia.

Non vogliamo  però concludere questo breve saggio in onore di  Arthur C. Clarke con  questa  nota negativa.        Ci piace  invece  pensare che il potentissimo Lampo Gamma  registrato proprio il giorno della sua morte,  il  19 Marzo 2008  ( l’unico di questi eventi,  tra  quelli  registrati  sinora,  che ha presentato una controparte ottica così intensa da poter essere osservata ad occhio nudo)  sia stato uno “sfondamento” tra questa realtà ed una più cristallina,  dove,  in qualche modo,  l’essenza di Arthur possa continuare a vivere.

 

 

 

 

1)     DONNE DONNE ETERNI DEI” su Nova Astronautica  N° 111  Vol. 27 Gennaio-Febbraio-Marzo 2007.

 

 





PRAEPETIBUS PINNIS ………………………………………………..24




Laureti E.: Informazioni sullo Stato della Ricerca PNN………………...27


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Posso dire che non vedo (apparentemente!) ostacoli teorici a una rivoluzione nel trasporto spaziale , eccetto che devo costruire tutto quello che necessita allo scopo dato che sulla faccia della terra non c'e’ niente (o quasi) di quello che mi serve.
Cmq….cmq….. mi e’ stato dato mandato dalla Marconi Dynamics nel 2005 di potenziare la vecchia pnn con una nuova e piu’ potente …..che in pratica significa conquistare lo spazio con il loro finanziamento di …. euro :-) …
ok eseguo e non chiedo altro ......ma che non mi si chieda di farlo pure rapidamente !
Non dimentichiamo che in questo intermezzo (dal 2005 al 2008) ho pure dovuto sostituire con un nuovo tecnico, i due ex tecnici Asps ………………. , che con varie motivazioni se ne sono andati.
Se tutto evolvera’ come credo, con la nuova pnn dovremo affrontare una situazione ben più critica in termini di relazioni pubbliche e industriali di quella precedente , dato che il sottoscritto non ne fa affatto una questione di solo denaro, ne intende venderla e farla solo gestire al migliore offerente.
Le motivazioni di base dell’Asps non sono mai stati i soldi.
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L’esperienza del passato mi ha insegnato a non farmi illusioni. Grossi problemi arriveranno comunque soprattutto “dopo” il sostanziale sviluppo della nuova pnn.
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Quello che chiedero’ e faro’ DOPO l’eventuale e probabile potenziamento della pnn , sara’ probabilmente sorprendente quanto la nuova pnn stessa.
Comunque uno shock alla volta …. e e’ bene non angosciarsi ora …. ovvero conviene aspettare e pazientare che si riesca a realizzare la tecnologia idonea a quella nuova.
L’OCCC (di cui ora nessuno sa nulla e di cui non intendo parlare) uscira’ allo scoperto solo “dopo” la nuova pnn. ……..














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